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È Porta Ovest ora a finire nel mirino dell’Autorità nazionale Anticorruzione che parla di «costi esorbitanti e tempi eccessivi». E sempre Porta Ovest è al centro di un atto di richiamo che il presidente Anac Giuseppe Busia ha inviato all’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale (presieduta da Andrea Annunziata) il 26 luglio scorso nella quale evidenzia, appunto, le due criticità maggiori: «eccessivo prolungamento dei tempi di esecuzione» e «aumento dei costi». L’opera, ricordiamo, fu aggiudicati nel 2012, undici anni fa ormai. Di qui la raccomandazione: «visti gli ingenti ritardi già accumulati, è di fondamentale importanza una corretta gestione temporale del prosieguo dell’appalto, specie se si considera che sono state disposte varie sospensioni di scavo in via cautelativa al punto che ad oggi la data di ultimazione degli stessi, fissata da cronoprogramma per il 31 dicembre 2023 può essere soggetta a ulteriori spostamenti». Ed ancora: «È di fondamentale importanza, infine, che le opere del Gruppo B, stralciate dall’appalto principale, siano eseguite nel rispetto dei tempi programmati per evitare che i lavori principali siano resi di fatto inutilizzabili per la mancanza delle necessarie opere complementari di collegamento con la viabilità ordinaria esistente».

L’Anac ripercorre anche il cronoprogramma con il quale sono andati avanti i lavori, giustificando (ma neanche poi tanto) l’allungamento dei tempi con l’imponenza dei lavori. «L’opera, che ha lo scopo di unire il porto commerciale con le arterie a scorrimento veloce attraverso un collegamento interamente in sotterraneo, è finanziata con le risorse del Pnrr ma viene da lontano: aggiudicata nel 2012, doveva essere ultimata nel 2015 e invece è ancora in corso di esecuzione – si ricorda nella nota – L’Anac, tuttavia, mette in fila i vari fattori che hanno ostacolato il regolare andamento dei lavori. Nella sua prima fase esecutiva (dal 2014 al 2020) ad allungare i tempi di esecuzione sono state le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il cantiere, sequestrato dalla Procura, con la sospensione delle lavorazioni per circa un anno e le vicende economico-giudiziarie della società mandataria Tecnis spa., destinataria di un’interdittiva antimafia, fino alla procedura di Amministrazione Straordinaria. Altre sospensioni dei lavori sono state causate dai danni provocati a una parte del viadotto dell’autostrada A3 situato nel versante interessato dallo scavo della galleria». 

«A fronte della segnalazione dei danni avvenuta nel 2015, l’accordo per uno specifico Piano di Monitoraggio delle DGPV (Deformazioni Gravitative Profonde di Versante) e delle infrastrutture autostradali è stato stipulato solo il 2 gennaio 2019 quindi- rileva l’Anac – non con la necessaria efficienza e celerità: una pronta attivazione del monitoraggio avrebbe verosimilmente comportato una minore durata della sospensione dei lavori. A contribuire ad allungare i tempi di esecuzione è stata anche la gestione delle terre di scavo. In fase di progettazione definitiva ed esecutiva era stato previsto il riutilizzo del 100% ma durante la fase esecutiva dei lavori è emerso che il riutilizzo “tal quale” del materiale non era fattibile. Una situazione emersa nel gennaio 2019 ma definitivamente risolta solo nel maggio 2020 con l’individuazione di un’area di conferimento della quantità di materiale inutilizzabile».

L’Autorità sottolinea anche «il rilevante incremento del costo dell’intervento, ammontante, in seguito alla perizia di variante del 2013 a 115.917.428 euro a fronte di un importo contrattuale pari a 98.431.650,41 euro. L’approvazione della variante ha comportato un totale assorbimento delle economie da ribasso d’asta, in quanto l’importo della variante (17.485.778 euro) è molto vicino al risparmio conseguito a seguito del ribasso d’asta, peraltro piuttosto significativo, offerto dall’impresa aggiudicataria, pari a circa 18.493.937 euro». E ancora: «L’Autorità in passato ha censurato la prassi delle stazioni appaltanti di riutilizzare i ribassi d’asta attraverso l’approvazione di varianti, in quanto induce l’appaltatore ad azzardare ribassi eccessivi con alterazione del libero confronto concorrenziale (Comunicato Presidente Anac del 24 novembre 2014). Inoltre, parte dell’incremento è stato dovuto dall’affidamento, quali opere complementari della gestione delle terre e rocce da scavo pari a 6.401.850 euro, verosimilmente ascrivibile ad un’insufficiente attività di caratterizzazione delle terre di scavo. In questo caso l’approvazione della variante il 27 novembre 2020 ha comportato anche l’eliminazione delle opere del Gruppo B e dello svincolo San Leo».

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