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Processo Banca Etruria, atto secondo. Riprende domani in Corte d’Appello a Firenze il procedimento per il crac dell’istituto di credito aretino. Dopo il clamoroso rinvio avvenuto lo scorso 5 maggio, è giunto il momento di tornare in aula. 

L’ultima udienza – quella che avrebbe dovuto aprire il processo di secondo grado – si è conclusa con un rinvio di oltre sei mesi a causa di due difetti di notifica. Ne è derivata la necessita di stilare un nuovo calendario e una ovvia dilatazione dei tempi.”Il risultato – avevano denunciato pubblicamente con amarezza i risparmiatori – è che il reato di bancarotta semplice andrà in prescrizione e che parte del procedimento si chiuderà senza che ci venga data una risposta giuridica definitiva“. Erano infatti circa la metà degli imputati a essere accusati di questo reato. Va avanti invece il procedimento per coloro che sono accusati di bancarotta fraudolenta. 

Il processo in primo grado e le assoluzioni

La sentenza di primo grado risale all’1 ottobre 2021. La corte, presieduta dal giudice Giovanni Fruganti, ha visto un solo condannato (Alberto Rigotti, pena di 6 anni) mentre tutti gli altri 20 imputati sono stati assolti. Nelle motivazioni fu analizzato ogni singolo movimento economico finanziario che ha portato al dissesto dell’istituto di credito e approfondite le posizioni e il ruolo di ogni singolo indagato. 

Udienza dopo udienza, invece, furono ripercorse le varie tappe che portarono al crack: dall’investimento per lo yacht di lusso che non vide mai visto il mare, alla pratica Isoldi, fino al maxi affido per Villa San Carlo Borromeo o quello per l’outlet di Pescara. Operazioni che secondo l’accusa non furono solo costose – almeno 200 milioni di euro- ma anche rischiose, tanto da aver prosciugato le casse dell’istituto di credito aretino.

 

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