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L’informativa della ministra del Turismo, Daniela Santanchè

Il giorno dei giorni, o forse no. Oggi pomeriggio Daniela Santanchè, ministra del Turismo, riferisce in Senato sulle accuse per l’uso dei fondi delle sue imprese.

Tutte le dichiarazioni.

LE PAROLE DI SANTANCHE’ IN SENATO

“Signor Presidente, colleghi senatori, spero vorrete darmi atto che, a fronte della richiesta di alcuni Gruppi di opposizione (e sottolineo: alcuni e non tutti), ho subito dato la mia disponibilità a riferire in Senato su una vicenda per la quale qualcuno, anzi, considera addirittura eccessiva questa mia decisione. Ma ho preferito non far pesare al Governo e alla maggioranza di cui faccio parte le conseguenze di una campagna di vero e proprio odio nei miei confronti.

Ieri, come potete immaginare, ho riordinato le idee ed ho preparato una scaletta di quanto, in piena sincerità, oggi a tutti voi avrei dovuto illustrare. Vi devo, però, dire la verità: stamattina è accaduto qualcosa che va veramente oltre la mia vicenda e che credo dovrebbe allarmare tutti voi, senza distinzione di appartenenza partitica o politica. Affermo, innanzitutto, sul mio onore, che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia e che, anzi, per scrupolo, ho chiesto ai miei avvocati di verificare che non ci fossero dubbi in proposito. E così mi è stato confermato. Ho anche estratto il certificato dei carichi pendenti, in cui risulta che non ci sono annotazioni per qualsiasi voglia procedimento nei miei confronti.

Ripeto che stamattina un quotidiano, segnatamente il «Domani», afferma con dovizia di particolare che invece sarei indagata, sia pure segretamente, e snocciola informazioni, mescolando dati noti e altri oscuri, senza minimamente indicare alcuna fonte.

Ebbene, delle due l’una: o questo giornale mente, sapendo di mentire, e sceglie proprio questo giorno, il giorno del mio intervento in Aula, per quella che si definisce una classica imboscata, non importa quanto veritiera, per colpire proditoriamente un Ministro del Governo contro cui giornalmente si scaglia. Oppure, prendo anche in considerazione questi ipotesi, che va a ripetere in piccolo vicende, ahimè, passate della storia della politica italiana.

Il «Domani» ha avuto una notizia che io – lo sottolineo – non ho e che nessuno potrebbe lecitamente avere. Sarebbe questa un’ipotesi ancora più grave della prima, tale – io credo – da mettere in subordine quanto ho in animo di illustrarvi e da rendere invece necessaria una comune azione del Senato contro – lasciatemelo dire – queste sporche, schifose pratiche, questi che si definiscono attacchi vergognosi, calibrati nel tempo e nei modi per rendere impossibile una risposta puntuale. Il «Domani» vuole alzare l’asticella, quando stanno invece per cadere le incredibili accuse dei giorni precedenti. Vi chiedo accoratamente di reagire a questa pratica che oggi tocca a me e domani potrebbe colpire qualsiasi cittadino, politico o non politico.

Esporrò comunque tutte le informazioni che mi avete richiesto e dopo aver precisato che se avessi ricevuto un mai arrivato avviso di garanzia ve lo avrei detto, perché per me non sarebbe cambiato nulla, non sarebbe cambiato di una virgola quanto sto per dirvi, né la mia fiducia nella magistratura, né tantomeno le mie convinzioni sulla mia vicenda, che – piaccia o non piaccia – non è tale da poter accontentare chi chiede quotidianamente le mie dimissioni. Oggi più che darvi risposte, dovrei chiedere a voi con forza delle risposte dopo aver letto il «Domani» questa mattina. Qualcuno dovrebbe dare a me delle risposte. Possiamo stare tranquilli, perché abbiamo tutto il tempo. Io rispondo a qualsiasi domanda, non vi fate prendere dai nervosismi.

Sarei io, quindi, che avrei bisogno di avere risposte e le chiedo con forza e vi chiedo: ma è normale che un Ministro della Repubblica, mentre sta per rivolgersi ai senatori, legga che secondo un giornale sarebbe indagato? Vi chiedo: è un Paese normale quello in cui un giornalista può scrivere che conosce cose a suo dire segretate dalla magistratura e ignote all’interessato e ai suoi avvocati che lo escludono? È normale? Certo, forse il giornale stamattina avrà – mi auguro – venduto qualche copia in più, forse chi temeva il mio chiarimento in Aula si potrà pure rallegrare di questa manovra e di queste notizie. Ma voi lascerete che tutto questo accada impunemente? O ci scandalizzeremo per come mi vesto, per dove abito, per le mie case, per come conduco le mie aziende, per i nomignoli che negli anni mi sono stati appioppati o per le mie amicizie? O chiuderemo tutti e due gli occhi su questa sporca pratica? Lo chiedo semplicemente alla vostra coscienza, se non fosse per il rispetto che io porto per quest’Aula, dopo l’uscita proditoria del quotidiano «Il domani» chiuderei qua il mio intervento, ma aspettandomi un segno concreto di reazione da parte di tutti i colleghi mi faccio forza e prova a riprendere il filo dell’intervento che avevo in animo di illustrarvi.

Voglio chiarire di non essere qui per rispondere a trasmissioni televisive o articoli scandalistici, ma per bloccare la strumentalizzazione politica che da settimane si sta facendo contro di me attraverso mistificazione della realtà. Sono qui principalmente perché voglio difendere il mio onore e, se mi consentite, anche quello di mio figlio, anche lui incredibilmente trascinato senza motivo in questa polemica.

Sono qui, infine, perché ho un rispetto estremo per il Parlamento e per i cittadini, che tutti noi siamo qui a rappresentare.

Ci tengo però a precisare che risponderò vestendo i panni dell’imprenditore, perché è in tale veste che sono stata pretestuosamente presa di mira per indebolire la solidità e l’armonia con cui sta operando il Governo sin dal momento del suo insediamento. Del mio operato come Ministro posso semmai, forse, vantarmi del giudizio estremamente positivo che hanno espresso – bontà loro – anche in questi giorni i colleghi Ministri e la stessa Presidente del Consiglio e di questo voglio ringraziare tutti.

Vi parlo quindi da imprenditore. Per quel che mi riguarda faccio impresa da quando avevo venticinque anni. Sono nata a Cuneo e sono partita con un’idea, con quella passione che caratterizza tutti gli imprenditori, con la forza del lavoro, senza capitali di famiglia, contando solo su me stessa.

In questi anni ho raccolto importanti successi imprenditoriali di cui vado orgogliosa e sono anche fiera di aver dato lavoro a tante persone. Tra le tante attività che ho portato avanti in oltre trent’anni, negli anni ’90 ho creato e gestito una società che in pochi anni si è affermata sul mercato delle pubbliche relazioni nell’organizzazione di eventi. Ho investito poi nella pubblicità, nell’intrattenimento e nel settore dell’editoria, nel quale pure ho potuto scrivere alcune pagine di successo come imprenditrice, perché ho rivitalizzato riviste importanti che credo tutti noi più di una volta abbiamo sfogliato.

Già da solo il termine impresa dice tutto e io ho avuto il coraggio, come molti, di intraprendere molteplici imprese nella mia vita e poi sicuramente chi fa può sbagliare.

Sono entrata nel settore dell’editoria appena prima che iniziasse la crisi mondiale della carta stampata. Sapete bene tutti quante testate hanno chiuso in tutto il mondo in questi anni, non devo venire a raccontarvelo io oggi. Il declino dell’editoria ha colpito anche l’attività della raccolta pubblicitaria e questo lo sappiamo. Poi è arrivato quello che non vorrei stare qua a raccontare, il Covid, l’aumento dei costi della carta, ma credo che tutti quelli che oggi in Italia fanno impresa possono capire molto bene quello che sto dicendo, perché anche loro si sono rimboccati le maniche, hanno lottato e stanno lottando per tenere in piedi le imprese, come avevo fatto io, specie in quei settori nei quali la crisi è stata più forte e globale.

Anche le mie imprese di pubblicità e dell’editoria hanno subito le conseguenze di queste crisi e da tempo, come vi ho detto, sto lavorando con tutte le mie forze, mettendo in gioco – e ne sono fiera, non me ne vergogno – l’intero mio patrimonio personale, perché credo nelle cose che faccio. Non mi sono mai nascosta e sono orgogliosa, a differenza di quello che qualcuno scrive: è un orgoglio, quando un imprenditore mette a disposizione il suo patrimonio personale.

Ho fatto questo per cercare di uscire dalla crisi com’è giusto fare, ma sono qui per dire che non mi sono mai appropriata di nulla che non mi appartenesse, che non ho mai abusato delle mie posizioni apicali nelle aziende e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Sono qui però soprattutto per tentare di far comprendere – perché in ballo, lo ripeto e lo sottolineo, c’è il mio onore – che i pretesi scandali esplosi nelle ultimi settimane sono il maldestro tentativo di impedire alle aziende che ho fondato di portare a compimento la ristrutturazione in corso, facendo legittimamente ricorso agli strumenti messi a disposizione per tutte le imprese dai precedenti Governi e che sono ancora tuttora vigenti”.

+++

Da Start Magazine: 

ESTRATTO DELL’ARTICOLO DEL QUOTIDIANO DOMANI CRITICATO DAL MINISTRO SANTANCHE’ NELL’AULA DEL SENATO:

Più che del Turismo, Daniela Santanché, è la ministra dei debiti. A tal punto che per garantire i creditori ha dovuto vincolare la lussuosa villa in centro a Milano valutata 6 milioni di euro, come raccontato da Domani. Debiti enormi tutti rendicontati nei documenti che hanno portato alla sottoscrizione di un vincolo sull’abitazione come garanzia al piano di ristrutturazione dei debiti presentato al tribunale di Milano, una soluzione tempestiva per dribblare il decreto di ingiunzione notificato dallo stesso tribunale di Milano il 3 maggio 2023.

La ministra del Turismo è indagata da tempo nell’inchiesta per bancarotta condotta dalla procura di Milano sulle società della galassia Visibilia. Non è la sola, assieme a lei c’è un gruppo di persone che hanno avuto ruoli diversi nella gestione delle aziende. «È falso che io sia indagata. Il fascicolo è aperto a modello 45, quindi senza indagati». Ecco la difesa di Santanchè a novembre 2022 quando alcuni giornali avevano dato la notizia. In realtà a Domani risulta che il pool che si occupa di reati societari (pm Maria Gravina e Roberto Fontana) aveva solo segretato l’iscrizione.

È una modalità comune prevista dal codice di procedura penale nel caso in cui «sussistano specifiche esigenze attinenti all’attività di indagine». Per questo agli avvocati non risultava alcun procedimento penale sulla loro assistita. All’epoca l’iscrizione riguardava solo il reato di bancarotta. Nel corso del tempo però è emerso anche un secondo filone, il falso in bilancio, che secondo il Corriere, nell’articolo di novembre scorso, è tra i reati contestati alla ministra.

[…] Non è certo se Pd e 5 Stelle presenteranno una mozione di sfiducia. Certo valuteranno il da farsi dopo l’intervento della ministra: se non sarà convincente cercheranno una soluzione condivisa per chiederne le dimissioni. Tra i documenti più rilevanti per capire lo stato di insolvenza della ministra del governo Meloni ci sono i cosiddetti «contratti di accollo» stipulati tra Santanchè e alcuni creditori.

la data è il 30 giugno scorso, la ministra era in carica da otto mesi. Con l’atto l’imprenditrice e politica si assume il debito della società Visibilia Srl per garantire le società che chiedono la restituzione dei soldi. Nel primo di questi accordi Santanchè si «accolla» il debito di Visibilia srl ( «in quanto detiene il 95 per cento delle quote») nei confronti di Visibilia editrice, in cui la ministra non ha mai avuto cariche. «Visiblia srl è priva di risorse», è scritto nell’atto, «sicché le risorse necessarie saranno messe a disposizione da Santanchè».

Anche ponendo il vincolo sulla villa milionaria, legato al rispetto del piano di rientro stabilito tra le due Visibilia: 1,9 milioni di euro, da restituire a rate fino al 2025. Mentre Visibilia editrice non ha tentato l’ingiunzione, al contrario lo hanno fatto le società che hanno acquisito i crediti vantati da Intesa San Paolo nei confronti di Visibilia Srl.

Il decreto del giudice del tribunale civile di Milano è del 3 maggio 2023: impone alla società il pagamento «di 4,56 milioni di euro» e alla «garante», cioè la ministra, «il pagamento di 2,24 milioni di euro». Alla fine l’accordo di saldo e stralcio con la società Kerdos (aveva acquisito i crediti vantati da Intesa) prevede un pagamento totale di 1,2 milioni da versare entro 90 giorni. Debiti che Visibilia aveva contratto con Intesa San Paolo a cavallo del 2015 e il 2019: linee di credito concesse e non del tutto compensate da Santanchè e un «mutuo chirografo» di 3,5 milioni di euro.

 

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