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Le Zone Economiche Speciali possono rappresentare una opportunità per il Mezzogiorno? In Europa gli esempi di Zone Economiche Speciali hanno portato un beneficio notevole in alcuni Paesi quali ad esempio Francia, Polonia, Estonia.

La ZES unica per il Mezzogiorno sarà una opportunità anche in Italia se realmente il sud si dimostrerà attrattivo, se ci sarà la manodopera che occorre alle varie iniziative produttive (che non può essere soltanto quella italiana), se la criminalità organizzata non spaventerà le imprese al punto di sviare gli investimenti verso territori più sicuri, se l’accesso alle misure di semplificazione ed alle agevolazione fiscali saranno realmente quasi automatiche senza lacci e lacciuoli che ne frenino l’efficacia.

Dunque occorre che alle buone intenzioni, alla volontà del governo che ha voluto un’area unica (e di chi anche prima le ha progettate se pur separate), segua una concretezza legata alla certezza di automatismi che non devono essere messi in discussione da procedure burocratiche complesse. Le imprese sono rette dalla proprietà che non mette a repentaglio i propri investimenti. I progetti di sviluppo vengono promossi e portati a termine se vi sono le condizioni di certezza. Negli investimenti accanto ai capitali presi a prestito dal sistema bancario vi è sempre e comunque il capitale apportato dalla proprietà, il cosiddetto capitale di rischio. L’incertezza alimenta il dubbio e frena gli investitori.

Se poi i benefici sono in prevalenza di carattere fiscale si comprende bene che una impresa che deve contare sulle sue forze, o quasi, per l’avvio di un nuovo stabilimento o per un intervento di riconversione lo farebbe alla condizione di trovare un terreno fertile sul piano della sicurezza e sul piano della cultura d’impresa.

La storia repubblicana è costellata da strumenti e da volontà governative che hanno avviato processi di sviluppo che solo in parte hanno poi dato risultati positivi. Di esempi ne possiamo citare diversi: Cassa del Mezzogiorno, Incentivi fiscali al Sud, Leggi di agevolazioni finanziarie per il Mezzogiorno, altro. Tranne lo strumento della Cassa del Mezzogiorno (certamente positivo) cosa ha impedito in passato agli altri strumenti di raggiungere risultati soddisfacenti? L’essere stati strumenti a tempo, leggi non sufficientemente finanziate, diffidenza sulla reale efficacia degli strumenti che prevedevano investimenti di dubbia utilità, eccesso di burocrazia, altro.

La soluzione di puntare agli incentivi fiscali come leva per sollevare il Sud non nasconde potenziali intenti truffaldini come altri strumenti potrebbero più facilmente suggerire agli imprenditori poco onesti. Ciò è molto positivo.

Tanto premesso sarà importante che ognuno faccia la sua parte. Governo, Magistratura, Imprese, Istituti di Credito, Professionisti. Occorre coesione ed un ottimo gioco di squadra. Il Governo dovrà produrre uno strumento efficace finanziato nella misura adeguata, semplice, chiaro per l’accesso ai benefici. la Magistratura e le Istituzioni preposte devono preservare questi territori da infiltrazioni di organizzazioni illecite. le Imprese devono avere il coraggio di rilanciare il Sud potendo contare su «patti chiari», su organizzazioni di categoria rappresentative, su idee vincenti. Le banche devono essere pronte a sostenere la crescita e i buoni investimenti. I professionisti, in primis i dottori commercialisti ed esperti contabili, devono suggerire le soluzioni migliori per un territorio che cresce.

Soltanto in questo modo la nuova ZES unica per il Mezzogiorno che ricomprende i territori di otto regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna) diventerà una occasione di crescita per il Mezzogiorno d’Italia. Il piano strategico della ZES unica ha durata triennale e definisce la politica di sviluppo della ZES unica individuando i settori da promuovere, quelli da rafforzare, gli investimenti, gli interventi prioritari per lo sviluppo della ZES unica.

Ci sono le giuste premesse perché i nostri territori possano veder crescere il tessuto produttivo ma c’è ancora un tratto di strada da percorrere dal punto di vista pratico perché la volontà governativa diventi concretezza ed apporti un beneficio all’economia meridionale. La crescita che si chiede al Sud deve essere generalizzata, così come la diffusione della cultura d’impresa.

Si tratta di rendere concrete le «speciali condizioni» di cui devono godere le aziende già operative nel Sud e quelle che si insedieranno in relazione agli investimenti ed alle attività di sviluppo d’impresa. Occorre creare le basi per un reale riequilibrio Nord Sud che riporti anche nel Mezzogiorno quei livelli di reddito pro capite di cui godono, ad esempio, i cittadini di Milano, di Bolzano o di Bologna. La ZES unica per il Mezzogiorno è un primo tassello di un mosaico da riempire. Certamente la ZES unica non basterà da sola per eliminare il divario Nord Sud. Poi occorreranno gli investimenti in infrastrutture (ponti, strade e soprattutto reti ferroviarie) nel Mezzogiorno che colleghino bene il Sud con il resto dell’Europa. In questo modo i tasselli del mosaico cominceranno a riempirsi ed altri troveranno collocazione in modo naturale.

Si potrà realmente toccare con mano in questo modo una inversione di tendenza. Senza queste misure il Mezzogiorno è condannato – ormai da diversi decenni – ad un divario Nord Sud che si fa sempre più ampio, a subire la fuga dei cervelli, alla diminuzione delle nascite, in estrema sintesi, ad impoverirsi. Occorre dunque guardare con fiducia alla ZES unica per il Mezzogiorno con l’augurio che a questo strumento si aggiungano ulteriori misure coerenti con le generali esigenze del Sud.

 

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