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Centocinquantamila euro di debiti accumulati per aiutare il figlio, ma il Tribunale ne stralcia 100mila perché ha ritenuto la madre, costretta a vivere al di sotto dei limiti di povertà, meritevole di “esdebitazione”.
È accaduto ad una donna che, oberata dai debiti, si è vista approvare dalla terza sezione civile (giudice Giancarlo Maggiore) del Tribunale di Lecce un piano di risanamento predisposto dall’avvocato Antonio Manco, di “Metodo Legale”. Il debito accumulato negli anni, aveva messo economicamente in ginocchio la donna, dipendente dell’Asl di Lecce, che a seguito della separazione coniugale, era stata costretta ad affrontare, quasi in completa solitudine, la crescita del figlio minore. L’esigenza di acquistare una nuova casa per sé ed il proprio bambino aveva comportato, per l’infermiera, l’accensione di un mutuo ipotecario.
Stipendio non sufficiente
Tuttavia lo stipendio sarebbe cominciato ad essere insufficiente per il pagamento delle rate mensili e, ad ogni minimo imprevisto, la donna si sarebbe arretrata sempre più nei pagamenti. La donna è così stata oggetto di pignoramenti, culminati con la vendita all’asta della casa, il cui ricavato, tuttavia, non era comunque risultato sufficiente per risolvere i problemi economici. Infatti, l’infermiera si ritrovava ancora gravata da un debito di ben 150mila euro, divenuto impossibile da ripagare. Senza più neppure una casa propria, con i costi di affitto ed uno stipendio ridotto all’osso a causa di cessione del quinto, delega di pagamento e pignoramenti vari, la donna era ormai costretta a vivere al di sotto dei limiti di povertà. La difficile condizione si è però risolta grazie ad un piano di risanamento dei debiti predisposto dall’avvocato Antonio Manco, e omologato dal Tribunale di Lecce. Il piano ha previsto lo stralcio di ben 100mila euro e la possibilità per la donna di pagare i residui 50mila euro in rate mensili sostenibili. «Il giudice ha dunque ritenuto la debitrice meritevole di esdebitazione – ha commentato l’avvocato Manco – viceversa, gli istituti bancari sono stati giudicati corresponsabili per la situazione di sovraindebitamento della donna, ciò anche a causa dei troppi prestiti personali erogati e delle numerose rinegoziazioni dei contratti che hanno comportato la crescita incontrollata dei costi finanziari».
Nel provvedimento il giudice ha inoltre dichiarato l’inefficacia della cessione del quinto dello stipendio in essere in favore di una banca debitrice e ricordato che «dalla data dell’omologazione, i creditori per causa o titolo anteriore non possono iniziare o proseguire azioni esecutive individuali, né azioni cautelari e non possono acquistare diritti di prelazione sul patrimonio della debitrice e che i creditori con causa o titolo posteriore non possono procedere esecutivamente sui beni oggetto del piano».
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