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AUGUSTA – L’avevano battezzata manicula larga, ma non immaginavano quanto la politica del “cemento libero” potesse davvero dilatarsi, a un anno dalle elezioni amministrative. E così “non bastavano supermercati, fast-food, piani di lottizzazione e case vacanze: sulle zone F vincolate dal Piano regolatore a opere di interesse pubblico, ora il Comune intende pure condonare le costruzioni abusive“. Lo denuncia il coordinamento Salvare Augusta, in un comunicato del 5 luglio dove prende nuovamente posizione sugli indirizzi ultra liberisti dell’amministrazione Giuseppe Di Mare. Legambiente, Natura sicula, Punta izzo possibile, Piano terra, Stop veleni e Rinnova augusta stavolta insorgono contro la determina 111 emessa il 26 giugno. Dove il settore Urbanistica dispone “di istruire positivamente le richieste di condono edilizio avanzate ai sensi delle leggi” emanate nel 1985, nel 1994 e nel 2003. In base alle quali è possibile legalizzare le cementificazioni senza licenza nelle aree destinate a verde pubblico. Solo che “il provvedimento dirigenziale non precisa né il numero di pratiche pendenti presso gli uffici, né l’esatta localizzazione delle opere abusive, con l’indicazione dei relativi vincoli speciali sovraordinati”. Le associazioni ambientaliste chiedono così il ritiro in autotutela del provvedimento, contestato di dilatare le sanatorie senza fare distinzioni sulla gravità dell’abuso. Se cioè mattone selvaggio ha colpito aree tutelate sotto il profilo paesaggistico, o ambientale. 

Coordinamento ambientalista: condono privo di motivazione su aree per attrezzature collettive.

“Il risultato è un atto amministrativo che appare privo di motivazione e di assai dubbia coerenza, rispetto alla disciplina di settore che prescrive l’inedificabilità delle zone in questione”, sottolinea il documento ecologista. Il quale spiega che “le zone F sono aree destinate ad attrezzature collettive“, come scuole, uffici amministrativi, impianti sportivi, aree verdi,  strutture sociali e culturali”. Porzioni del territorio sui quali “il Prg Calandra ha apposto un vincolo espropriativo, avendo riservato ogni intervento urbanistico-edilizio alla pubblica amministrazione“. Quindi, “in queste zone è pertanto esclusa l’edificazione da parte dei privati“. Anche se “l’avvenuta decadenza dei vincoli espropriativi ha reso queste zone prive di destinazione urbanisticagià da trent’anni, secondo gli ambientalisti restano comunque inedificabiliai sensi di legge, “essendo ammessi solo interventi conservativi. Quindi, “solo il consiglio comunale ha ora il potere di stabilire la loro destinazione, attraverso l’approvazione del nuovo Piano urbanistico generale“. Pug che peraltro è stato recentemente affidato allo stesso architetto incaricato del Piano urbanistico commerciale, Carlo Parrinello. Un professionista che nel 2019 ha pure ricevuto incarico per la revisione del Prg a Melilli, Comune guidato dall’onorevole autonomista Peppe Carta. Cioè il leader di quel Mpa che sostiene il sindaco Di Mare, esprimendo tre assessori nella giunta di centrodestra a guida Fratelli d’italia.

Comunali 2025 e la “sanatoria indiscriminata funzionale a uno stato di fatto per il nuovo Pug”.

Salvare Augusta dal manuale Cencelli non è fra gli obiettivi dichiarati del coordinamento ambientalista, così il loro documento si sofferma solo sull’impatto del “più sanatoria per tutti” in un Comune già secondo in Sicilia per consumo di suolo, e prossimo a conquistare il primato. “E’ bene precisare che la quasi totalità delle zone F  risulta assoggettata a stringenti vincoli di tutela, che escludono l’attività di nuova edificazione e la trasformazione dei caratteri morfologici e paesistici”. Si tratta di “quasi l’87 per cento” delle zone vincolate, e sono “in massima parte ricadenti nella fascia costiera che dal lungomare Granatello si spinge sino al canale di Brucoli“. In quel tratto di costa si trovano le scenografiche scogliere di Sant’Elena (nella foto in copertina) e capo Campolato, “dove il piano regolatore prevede tutt’ora la creazione di due parchi marini pubblici, vietando il sorgere di fabbricati lungo il litorale ben prima della legge regionale del 1976″. Insieme “al via libera alle lottizzazioni, allo snaturamento delle zone F e al condono degli abusi in queste aree”, le sei associazioni ecologiste si chiedono “cosa resterà da pianificare con il Pug“, considerato che “quest’ultimo atto dell’amministrazione sembra dunque funzionale a determinare uno stato di fatto“. Non si soffermano sull’ipotesi che possa piuttosto essere funzionale solo alle comunali 2025, passate le quali resterebbe privo di effetti concreti per le complicazioni che si porta dietro. La determina, infatti, è già andata a ingrossare il dossier aperto dalla Sorveglianza urbanistica della Regione. Un intervento ispettivo scomodo, per un assessorato regionale in mano allo stesso partito e alla stessa corrente Fdi del sindaco, che fa sospettare la necessità dei funzionari di tenere le loro carte a posto. Per ogni evenienza.

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