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Il primo ministro britannico Rishi Sunak sta valutando l’introduzione di una delle leggi anti-fumo più severe al mondo. A riportarlo è il Guardian, secondo cui il governo conservatore vorrebbe vietare l’acquisto di sigarette a partire dalla prossima generazione.

Una mission impossible? Sunak sembra avere già un piano, sviluppato sul modello della Nuova Zelanda. Pensa cioè di alzare progressivamente legale per fumare. In questo modo le sigarette non finiranno mai nelle mani di qualcuno nato dopo il primo gennaio 2009. Sunak potrebbe anche pensare di ridurre il contenuto di nicotina nei prodotti con tabacco e imporre che siano venduti solo in tabaccherie specializzate e non più nei supermercati.

La decisione del premier britannico di valutare l’ipotesi di una stretta anti-fumo suona ancora più coraggiosa se si pensa a come Sunak sia stato attaccato nelle scorse settimane per la sua retromarcia sulle politiche climatiche. Per aver cioè fatto slittare il divieto di acquisto delle auto diesel dal 2030 al 2035.

Il modello Nuova Zelanda non ammette eccezioni: chi ha meno di 14 anni non può comprare sigarette. E non lo potrà fare per tutta la vita. Ogni anno il limite di età sarà alzato, finché non sarà illegale fumare per tutta la nazione. La decisione è stata presa con l’obiettivo di rendere smoke-free entro il 2025 il Paese, che conta circa 5 milioni di abitanti.

E anche il risparmio sanitario sarebbe rilevante. In uno studio indipendente pubblicato sul British Journal of Healthcare Management, Francesco Moscone (Ca’ Foscari e Brunel) ha per la prima volta quantificato le cifre. Se metà dei fumatori inglesi passassero dalle sigarette a dispositivi elettronici, il sistema sanitario nazionale dell’Inghilterra potrebbe risparmiare fino al 13% della spesa sanitaria: 500 milioni di sterline. Gli sforzi per limitare il fumo sono evidenti in vari paesi europei: Italia, Svezia, Malta, Irlanda, Scozia e Galles. Ma un articolo del Lancet coglie tutte le contraddizioni di questa battaglia, evidenti soprattutto a Bruxelles. Da un lato, alla fine di gennaio, la Commissione Europea ha pubblicato una Carta Verde, lanciando una consultazione su come applicare nel modo migliore lo spirito della Framework Convention on Tobacco Control dell’Oms, un trattato che obbliga l’Unione Europea e i suoi Stati membri a proteggere i loro cittadini dal fumo passivo. D’altra parte, però, meno di due settimane dopo il Parlamento Europeo ha votato l’abolizione delle misure che vietavano il fumo nei suoi locali, accampando difficoltà nel far applicare la norma che era stata approvata da poco.

«La decisione del Parlamento Europeo va contro l’intero spirito della Carta Verde» attacca Fiona Godfrey, della European Respiratory Society, con sede a Bruxelles: «Quando vediamo membri del Parlamento Europeo agire in questo modo, ci sorge la preoccupazione che ogni proposta della Commissione Europea sarà affossata dal Parlamento».

 

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