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Credit: Flickr; Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

Siccità, mancanza di bacini idrici e spreco dell’acqua immessa nella rete idrica. In Sicilia la desertificazione mette a rischio il 70% del territorio

(Rinnovabili.it) – Più della metà della Sicilia è a grave rischio desertificazione. A dirlo è stato nel giugno dello scorso anno il Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.), secondo il quale il rischio incombeva già allora  su oltre il 70% dell’isola. Numeri più che preoccupanti, confermati oggi ai dati diffusi dall’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

Sintetizzando, il quadro è il seguente: cade poca acqua, che per di più non viene raccolta o addirittura sprecata.

Per quanto riguarda il primo punto, l’andamento pluviale del mese di maggio è esemplificativo. La media mensile è stata di circa 9,88 millimetri di pioggia, ossia quasi 10 litri di acqua caduta su metro quadrato di superficie. Ci sono ovviamente delle differenze da area ad area, che, a detta del presidente dell’ANBI Francesco Vincenzi, confermerebbero la “fondamentale importanza di bacini, che raccolgano le acque di pioggia, quando arrivano per utilizzarle nei momenti di bisogno idrico. In Sicilia – spiega Vincenzi – la rete di distribuzione irrigua è insufficiente e la capacità degli invasi è fortemente condizionata dagli interrimenti, contro i quali è necessaria una vera e propria campagna di escavi”

Bacini idrici o meno, ad aggravare ulteriormente la situazione ci si mette anche l’attuale stagione, particolarmente siccitosa. Rimanendo sui numeri di maggio, il deficit idrico nei bacini siciliani risulta essersi aggravato di oltre 16 milioni di metri cubi, passando da – 53,8 milioni di metri cubi a -69,9 rispetto al 2019. 

E questi sono i primi due punti, cioè mancanza d’acqua e minime (nel senso di insufficienti) operazioni atte a raccoglierla. Per quanto riguarda invece il terzo punto, relativo cioè allo spreco dell’acqua, vengono in aiuto i dati pubblicati dall’Ispra nel 2019 in riferimento al 2015. In Sicilia, si legge a pagina 28 nel capitolo riguardante i consumi e le perdite, il 50% dell’acqua potabile “si disperdea causa di “corrosione, giunzioni difettose, deterioramento o rotture delle tubazioni”. Ciò significa fondamentalmente che la metà dei volumi immessi in rete non raggiunge gli utenti finali. Un dato a dire il vero comune a quasi tutto il sud Italia ma comunque migliore di quelli registrati in Basilicata (56,3 per cento), Sardegna (55,6 per cento) e Lazio (52,9 per cento), che in tal senso occupano le prime posizioni in fatto di sprechi. 

Leggi anche: “EEA: agricoltura e allevamento rischiano di sparire dal Sud Europa”

In tale contesto, la lotta al cambiamento climatico si dimostra, ancora, obiettivo imprescindibile all’arresto (o perlomeno al rallentamento) del processo di desertificazione. Processo che, per inciso, interessa non soltanto la Sicilia ma l’intero pianeta. Per quanto riguarda invece le operazioni da attuare in loco, risultano di fondamentale importanza nuovi e più consistenti investimenti infrastrutturali che migliorino la qualità dei servizi idrici a 360 gradi. 

Lo scorso 13 febbraio, la Giunta regionale aveva sancito il via libera all’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia di predisporre, entro 30 giorni, un Piano per la lotta alla siccità basato su cinque punti fondamentali. Collaudo ed efficientamento delle dighe; riqualificazione della rete di distribuzione dei Consorzi di bonifica; lotta alla desertificazione; realizzazione di laghetti collinari e nuovi sistemi di irrigazione nelle aziende agricole.

Rimanendo in Sicilia, in fatto di clima ed eventi meteorologici, la tendenza non gioca a favore: picchi di calore e siccità sono in costante aumento, mentre la piovosità sull’Isola diminuisce di anno in anno. 

Leggi anche: “Cop 14 sulla desertificazione: Costa lancia il progetto “Grande Muraglia Verde””

 

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