L’ aula del Senato ha approvato la fiducia chiesta dal governo sul Dl superbonus nel testo modificato in commissione Finanze, dando così il via libera al provvedimento. La fiducia ha ricevuto 101 voti a favore, 64 contrari e nessun astenuto. Il Dl, che deve essere convertito in legge entro il 28 maggio, passa all’esame della Camera.
Nell’ aula, praticamente deserta, dalle 8.30 sono cominciate le dichiarazioni di voto e poi la chiama dei senatori per il voto di fiducia chiesto dal governo. Il primo a prendere la parola è stato il leader di Azione Carlo Calenda che ha bocciato senza appello il decreto. Con il superbonus “non c’era una previsione di spesa razionale” ha detto Calenda ci sono stati “15 miliardi di truffe, ciò che serve per mettere a posto sanità e scuola per un anno. Il superbonus andava fermato subito – ha accusato il leader di Azione -. Se i bonus sono 220 miliardi e li dai a chiunque si trasformano anche in più Pil, ma il punto è come li hai distribuiti”. “Oggi la soluzione è una misura retroattiva che non funzionerà”, avverte.
“Dopo il voto in Commissione in cui grazie al nostro sostegno abbiamo impedito di innalzare la sugar tax siamo stati accusati di favorire questo governo. Dico forte e chiaro che siamo contro questo governo, non votiamo la fiducia e rimarchiamo le divisioni interne di una maggioranza che si atteggia a populista ed è in campagna elettorale permanente”, dice Matteo Renzi nella sua dichiarazione. “Siete il governo degli annunci che ha scambiato la Gazzetta ufficiale con Twitter. Siete il governo delle tasse. Siamo delusi dal vostro comportamento. Basta votare un emendamento per essere accusati di essere una stampella”, conclude il leader di Italia viva.
“Favorevoli al provvedimento nel suo complesso per la profonda lealtà che ci caratterizza”, è la posizione invece che esprime Roberto Rosso di Forza Italia, annunciando il voto favorevole. Sulle misure del decreto superbonus “avremmo preferito maggiore collegialità” precisa ponendo poi l’accento sul rinvio della sugar tax “grazie a Forza Italia”. “Una tassa inutile – ha aggiunto – che è da eliminare definitivamente”. Il superbonus, ha precisato, “non ha dato i risultati sperati” in termini di efficientamento e riduzione delle emissioni, inoltre l’aumento dei prezzi “ha fatto aumentare di molto i 40 miliardi di spesa inizialmente previsti”. La retroattività per la rateizzazione in 10 anni delle detrazioni, prevista nell’emendamento del governo “inclina la fiducia, porta le imprese a non investire in Italia. “Prepariamoci ad aiutare le famiglie e le imprese che si troveranno in difficoltà. Sarebbe stato meglio il passaggio facoltativo da 4 a 10 anni”.
Ad attaccare la posizione di FI è però il senatore della Lega Massimo Garavaglia: “Nonostante l’atteggiamento di Forza Italia l’emendamento è stato approvato e i lavori si sono chiusi in maniera ordinata con il mandato al relatore a Salvitti” ha commentato il senatore durante la dichiarazione di voto. Sul superbonus “era necessario mettere uno stop. Potevamo fare un altro giro di valzer sul Titanic per prendere qualche voto in più? Secondo noi, no. Ha fatto bene il ministro Giorgetti. La serietà paga”, ha affermato Garavaglia mostrando il foglio con l’emendamento sul rinvio a luglio 2025 della sugar tax. “Tre righe di emendamento e due pagine di copertura. Questo dà l’idea che la festa è finita. Ogni misura va coperta con tagli di spesa o più tasse”.
Rincara la dose il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo: “Se la Lega avesse fatto solo la metà di quello che ha fatto Forza Italia, avrebbero dato tutti addosso a Salvini dandogli dell’irresponsabile”. Questa la battuta, captata dai cronisti, in buvette con altri senatori su quanto accaduto in questi giorni in commissione Bilancio con l’astensione di FI e Italia viva che correva in soccorso della maggioranza. Il vicepremier Antonio Tajani è tornato a difendere la battaglia di principio di contestare proprio la “retroattività della norma”. Scelta che viene contestata anche dall’Abi, l’Associazione Bancaria Italiana: la misura – dicono – avrà “effetti negativi”. La quiete era dunque solo apparente e così l’esecutivo si è convinto. Nonostante le rassicurazioni del relatore Giorgio Salvitti (“non c’è volontà di farlo”), in conferenza dei capigruppo ha annunciato poi quello che tutti ipotizzavano da ore: il voto di fiducia sul decreto.
Sulla scelta della fiducia il governo e il relatore Salvitti hanno spiegato che è stata necessaria solo per arrivare alla “rapida approvazione” del decreto che scade il 28 maggio e che dovrà passare anche il vaglio della Camera, le opposizioni però rianimano la polemica tra Forza Italia e il resto della maggioranza: “Non si fidano del voto degli azzurri”.
“Centouno” voti a favore e “sessantaquattro” contrari “sono numeri che non lasciano dubbi né interpretazioni. La maggioranza era presente, erano assenti solo gli assenti giustificati, quindi tutti presenti. Questo conferma che non c’è nessun problema politico e che la maggioranza non e mai stata in discussione, né il governo“. Così il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani dopo il voto a Palazzo Madama. “Le questioni interne e il dibattito sul Superbonus si è risolto senza né vincitori né vinti ma con soddisfazione di tutti”.
“Sul Superbonus continuiamo ad avere molte perplessità. Siamo contro qualsiasi ipotesi di legge retroattiva, in qualunque settore. – ha ribadito però il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani – E’ una questione di principio. Noi non rinunciamo alle difesa dei nostri principi. Ma, detto questo, per un emendamento che non condividiamo non viene assolutamente meno la fiducia nel governo. Voteremo sempre la fiducia a questo governo di cui siamo parte protagonista ma continueremo sempre a dire quello che pensiamo con grande trasparenza e lealtà”.
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