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Il condono per le piccoli difformità edilizie proposto da Matteo Salvini? Arriverà a pochi giorni dalle elezioni europee di inizio giugno e aiuterà anche a prendere tempo di fronte ai ritardi che si registrano sulla proposta bandiera del vicepremier leghista: l’attivazione dei cantieri del Ponte sullo Stretto che, parola dell’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, non partiranno prima di settembre, con le escavatrici che saranno in azione solo nel 2025. Un timing decisamente differente da quello promesso nell’ultimo anno e mezzo urbi et orbi dal ministro delle Infrastrutture. E allora il Ponte – questa settimana messo nel mirino dal ministero dell’Ambiente con 239 richieste di integrazione al progetto – lascerà spazio, nella narrazione elettorale di Salvini, alla “cameretta del secondo figlio”, al “soppalco”, alla “veranda” e tutte quelle piccole difformità “interne alle mura domestiche” che il Capitano si appresta a sanare con un provvedimento.

I voti ribelli sull’aborto, la candidatura del generale Roberto Vannacci che non va giù ai fedelissimi, lo stillicidio continuo con Forza Italia, da ultimo in terra veneta, la prospettiva di un’ascesa alla guida dell’Europa di Mario Draghi, con il semaforo verde degli alleati del centrodestra ma non il suo. Per Matteo Salvini si tratta di un periodo complicato, la sua leadership non è mai stata così traballante come ora, dopo oltre dieci anni alla segreteria federale del Carroccio. Ecco spiegato il diversivo tirato fuori nelle ultime settimane, sapientemente confezionato dalla propaganda del leghista per attirare l’attenzione di milioni di italiani: “La cameretta per il secondo figlio, l’antibagno, l’anticamera, il soppalco, la veranda, quella finestra spostata di venti centimetri rispetto alle piantine originali”. Per la prima volta Salvini elenca quali saranno le difformità edilizie sulle quali gli italiani potranno chiedere una regolarizzazione, nei fatti un condono.

Lo fa durante il question time al Senato, dove l’ordine temporale delle interrogazioni rivolte al ministro sembra proprio seguire lo schema della sua strategia. Prima una richiesta di chiarimenti del Movimento 5 Stelle riguardo all’avanzamento del progetto dell’infrastruttura che collegherà Sicilia e Calabria, sulla quale Salvini si sta giocando buona parte della sua legislatura di governo. Poi, sempre in diretta televisiva sui canali Rai, il rilancio del piano “salva-casa”, il maxi-condono che dovrebbe riguardare circa l’80% delle case degli italiani interessate da piccole e piccolissime difformità interne, almeno secondo una stima dell’Ordine degli Ingegneri. Salvini prova a circoscrivere le polemiche: “Si tratta di semplificare e sburocratizzare quello che oggi c’è all’interno delle quattro mura domestiche, quindi non ha a che fare con dissesto idrogeologico o edifici costruiti lungo gli argini dei fiumi”. L’obiettivo, scandisce, è quello di sanare irregolarità che, ad oggi, impediscono di acquistare o vendere l’immobile. “Così, sanando queste situazioni, ci saranno più immobili sul mercato e gli affitti scenderanno, soprattutto nelle grandi città”.

Il miraggio del condono – che Salvini promette essere in arrivo entro la fine di maggio, e cioè a pochi giorni dal voto, smentendo tra l’altro la sua prima promessa di portarlo alla luce entro la fine di aprile – diventa così utile a presentarsi alle urne con qualcosa di concreto in mano. Dato che l’altra grande promessa, il Ponte sullo Stretto, sta sì procedendo nel suo iter, ma con una certa fatica. Fino a poche settimane fa l’obiettivo del ministro era aprire i cantieri entro giugno, giusto in tempo per il voto. Ma i vari passaggi della fase progettuale sono stati portati avanti con una serie di ritardi cumulati. Da ultimo, gli oltre duecento rilievi manifestati due giorni fa dal ministero dell’Ambiente durante la Conferenza dei servizi che riunisce tutti i soggetti interessati. I tecnici della commissione Via-Vas in particolare, cioè quelli che devono fare la valutazione di impatto ambientale dell’opera, in 42 pagine di relazione hanno chiesto nuove informazioni praticamente su ogni aspetto del progetto. Ecco perché, nelle stesse ore, l’ad della Stretto di Messina, Ciucci, è intervenuto a Radio24, precisando che i lavori non potranno partire prima della fine dell’anno: “Contiamo entro la fine dell’estate, che finisce a settembre, di avere l’approvazione del Cipess” ha detto il manager. Le prime attività “partiranno entro la fine del 2024. Se per cantiere, invece, intendiamo le escavatrici, allora si parla del 2025”. Una certificazione, dunque, che i ritardi ci sono. E la certezza, soprattutto, che Salvini non potrà mostrarsi col caschetto giallo e le transenne dei lavori in corso sulle coste siciliane e calabresi prima del voto europeo. Lo stesso voto dove, secondo diversi commentatori, potrebbe giocarsi la sua leadership nel Carroccio.

 

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