Damien Hirst continua a dividere pubblico e critici: genio o ciarlatano? L’ultima controversia riguarda le date apposte dall’autore a seguito del titolo di tre opere. Stando a un’inchiesta del Guardian, non sarebbero veritiere. Le tre sculture sarebbero state realizzate nel suo laboratorio del Gloucestershire circa sette anni fa. Il caso riguarda «Colomba, 1999», «Caino e Abele, 1994», e «Mito esplorato, spiegato ed esploso, 1993-1999»: le tre sculture sono di animali immersi in formaldeide, rispettivamente un uccello con le ali aperte, due vitelli e uno squalo diviso in tre pezzi. Nonostante siano di fattura recente, sono state esposte in giro per il mondo — a Hong Kong, New York, Monaco, Londra e Oxford — come se fossero originali degli anni 90.
La società di Hirst, «Science Ltd», ha precisato con un comunicato che «le tre sculture sono opere concettuali. La data si riferisce al momento in cui Damien Hirst ha concepito l’idea, non a quando ha realizzato l’opera». Qualche inconsistenza c’è, però, se si pensa che le tre opere furono esibite per la prima volta nella galleria Gagosian di Hong Kong in una mostra interamente dedicata a Hirst e ad opere da lui realizzate «nella prima metà degli anni 90». Ha spacciato le opere per originali realizzate all’epoca di «L’impossibilità della morte nella mente del vivo», lo squalo in una teca piena di formaldeide che è tra i suoi lavori più celebri? Gli avvocati dell’artista hanno precisato che se in genere Hirst per le opere in formaldeide utilizza la data del momento in cui ha concepito il progetto, non è sempre coerente, e a volte usa la data di quando l’opera è stata realizzata. «La data di opere concettuali non è controllata da alcune regole di settore. Gli artisti hanno il diritto di non essere coerenti».
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