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Una serie di emendamenti presentati da tutti i partiti per il «salva Milano» ha come obiettivo quello di creare una «sanatoria» per quanto già edificato e costruito. Per il futuro, invece, partiti e attori coinvolti puntano alla ridefinizione del perimetro delle ristrutturazioni per dare certezza al settore dell’edilizia. È lo schema che maggioranza e opposizione hanno individuato per superare lo stallo dell’urbanistica che si sta verificando a Milano (ma non solo) a causa di una giungla normativa che negli anni si è stratificata e che ha portato la Procura della Repubblica di Milano ad avviare numerose inchieste per presunti abusi. «Nel pieno rispetto della magistratura, ritengo che nessuno possa permettersi di lasciare delle nostre città il mercato dell’edilizia in fase di stallo, incertezza o paura», ha detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini rispondendo durante il question time alla Camera a una interrogazione sul tema presentata da Noi Moderati. Per il presidente Maurizio Lupi e per il deputato Alessandro Colucci, infatti, «la questione di Milano va risolta; inutile applicare deroghe, meglio inserire un emendamento nel decreto Salva casa; così si avrebbe un’interpretazione corretta, che ridia a imprenditori e abitanti delle città italiane la possibilità di avere qualità della vita, rigenerazione urbana e un’offerta di case più ampia».

Mercoledì era l’ultimo giorno utile per presentare gli emendamenti. Dalla prossima settimana andranno in commissione per essere discussi. «Negli ultimi decenni — ha spiegato Salvini — la normativa nazionale ha operato una chiara scelta per la “demoricostruzione”. Non è immaginabile tornare indietro rispetto a questo percorso, ferma restando l’esigenza di accompagnare lo sviluppo edile con forme adeguate di contribuzione agli oneri urbanistici». In autunno poi «sarà presentato un disegno di legge delega per l’integrale riscrittura del testo unico dell’edilizia, nell’ottica della chiarezza e della semplicità delle regole, in cui la rigenerazione urbana sarà una priorità in una prospettiva di medio e lungo periodo».

Gli emendamenti sono stati presentati da tutti i partiti. Il Pd ha depositato un testo a cui ha lavorato insieme all’Anci, che rappresenta i Comuni. Nel documento si chiede «l’interpretazione autentica della norma» del 1942,  quella che di fatto il Comune ha applicato in passato. Nel secondo articolo, poi, si richiede l’istituzione di una commissione ad hoc per ridefinire le ristrutturazioni (oggi la norma 380 del 2001 ne dà una definizione molto ampia che comprende qualsiasi intervento, anche molto invasivo). Per Mauro Guerra, presidente di Anci Lombardia, «la ratio dell’emendamento è dare forma a una interpretazione autentica di una norma che si è evoluta nel tempo e che ha dato origine alle modalità con cui Milano e altre città si sono rapportate ai temi della rigenerazione urbana e su temi come la ristrutturazione e piani attuativi. Mentre come modello per la commissione auspichiamo quello delle commissioni tecniche della conferenza unificata».

 Azione propone invece che, oltre alla «relazione asseverata del professionista, ci sia un piano attuativo di dettaglio approvato dal Comune che si traduca in un ulteriore restringimento» rispetto alla «super scia». Mentre Forza Italia ha presentato un testo elaborato insieme ad Assimpredil Ance, l’associazione di categoria dei costruttori edili, e che ha come obiettivo la «salvaguardia della pianificazione urbanistica generale dei Comuni e i naturali e costanti mutamenti del tessuto urbano». 

Per il governo e la Lega interviene il sottosegretario Alessandro Morelli, che spiega che l’emendamento presentato mira a «risolvere la situazione delle famiglie che hanno comprato casa e che in questo momento vivono potenzialmente in un abuso edilizio. Il buon senso ci dice che non hanno alcuna colpa e quindi il problema va risolto. Per quanto riguarda il futuro sarà compito degli enti locali e del Parlamento trovare una soluzione per l’urbanistica nelle nostre città».

 

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