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Aggiornato il 4 Maggio 2023

Vediamo come difendersi nel caso forse più classico di una cartella dell’Agenzia della riscossione (ex Equitalia), che genera successivamente un preavviso di fermo amministrativo. La procedura è concessa dall’art. 86 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602 che prevede la facoltà del concessionario della riscossione di disporre il fermo dei beni mobili del debitore o dei coobbligati, iscritti in pubblici registri, tra cui rientrano anche i veicoli. Decorsi 60 giorni dalla notifica della cartella il concessionario della riscossione può disporre del fermo dell’automezzo intestato al debitore impedendone così la circolazione. La procedura della riscossione per così dire coattiva deve rispettare un iter amministrativo e deve prima di tutto essere preceduta da un preavviso o intimazione al pagamento entro 20 giorni dalla notifica dell’atto. Probabilmente siete raggiunti non solo da uno ma anche più preavvisi.

Come difendersi dal fermo se siete una persona fisica

Nel caso di un automezzo intestato ad una persona fisica purtroppo le possibilità di impedire il fermo del mezzo sono naturalmente il pagamento del debito. In mancanza si può eccepire che il mezzo diviene indispensabile per l’accompagno di disabili o persone che necessitano di assistenza e accompagno. In alternativa il fermo proseguirà il suo decorso.

Come difendersi dal fermo se siete un lavoratore autonomo con Partita Iva

Se il mezzo oggetto dell’attività di lavoro autonomo o anche nel caso di autoveicolo intestato ad una società “Gli
strumenti, gli oggetti e i libri indispensabili per l’esercizio della professione, dell’arte o del mestiere del debitore possono essere pignorati nei limiti di un quinto, quando il presumibile valore di realizzo degli altri beni rinvenuti dall’ufficiale giudiziario o indicati dal debitore non appare sufficiente per la soddisfazione del credito; il predetto limite non si applica per i debitori costituiti in forma societaria e in ogni caso se nelle attività del debitore risulta una prevalenza del capitale investito sul lavoro”.

Come anche visto nel caso del pignoramento dei macchinari per le società, soggetti giuridici.

Nel caso di automezzo intestato ad una società l’agente della riscossione potrebbe comunque eccepire che l’utilizzo dell’auto, tanto di quello stiamo parlando, potrebbe non essere un problema al proseguimento dell’attività. Discorso diverso nel caso di agente e rappresentanti o anche nel caso per esempio di scuole guida, taxi, o altro in cui l’utilizzo dell’auto è strettamente legato alla generazione di ricavi aziendali. Nel caso di auto intestate alle società budini sarà possibile vedere il pignoramento ma limitatamente ad un quinto del valore del debito iscritto in cartella.

Cosa accade se circolo con l’automezzo e mi fermano

Nel caso si contravvenga a questa divieto viene prevista la sanzione (art. 214, comma 8, del D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285). Il proprietario dell’auto deve far cessare la circolazione del mezzo o lo faranno le forze dell’ordine in caso sarete fermati.

Sul veicolo o anche sul bene strumentale come macchinari o attrezzature sarà apposto un sigillo che sarà rimosso quando sarà terminato il decorso il periodo di fermo amministrativo. Nel caso di fermo il veicolo viene trattenuto presso l’organo di polizia, con menzione nel verbale di contestazione.

All’autore della violazione si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 770 a euro 3.086, nonché la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre mesi.

Ma non solo perchè in questo caso è disposta anche la confisca del bene il che equivale a perdere l’intero valore residuo del bene.
Le spese per la custodia del mezzo nel deposito saranno a carico del proprietario del mezzo.

Nel caso intendiate presentare ricorso la restituzione non potrà comunque avvenire prima del provvedimento della autorità giudiziaria che rigetta il ricorso.

Esperienza di fermo amministrativo dell’auto di un lettore

Come potrebbe accadere a molte persone, anche io sono andato incontro al fermo amministrativo della mia auto, a causa di un errore, commesso da parte mia, per quanto riguarda il pagamento di un debito pari a 600 euro.
Ora vi racconterò la mia lunga storia in maniera tale che voi possiate capire come sia riuscito ad uscire indenne da questa particolare situazione.

Troppa pubblicità per le Poste

Mi fu notificato un fermo amministrativo dell’auto recante l’intimazione a pagare entro 60 giorni giorni un debito che avevo con le Poste Italiane.
Per chi non lo sapesse, questo atto amministrativo è molto importante visto che ti avverte del fatto che hai un debito e che se non effettui il pagamento si passa al fermo della tua auto dopo due mesi dall’invio della comunicazione.
Trattandosi di una somma pari a seicento euro avevo ricevuto solo il preavviso: se fosse stato meno avrei ricevuto ben due comunicazioni e sicuramente, almeno una delle due, sarei riuscito a notarla senza alcuna difficoltà.
Pertanto trascorsero i due mesi senza alcuna comunicazione ulteriore: questo mio particolare errore non ha fatto altro che far iscrivere la mia auto, che utilizzo per lavoro, nel fermo amministrativo.
Fortunatamente, questa volta, mi accorsi in tempo del suddetto messaggio inviatomi per via posta e quindi decisi di cercare di capire le motivazioni per le quali mi ero ritrovato a vivere una situazione del genere.
La prima domanda che decisi di porre agli enti competenti fu semplice: chiesi se io potessi circolare col mio veicolo ma, purtroppo, la risposta fu assolutamente negativa.
La stessa addetta che mi rispose mi spiegò che se fossi stato scoperto a circolare col veicolo nel momento in cui circolavo col mio mezzo di trasporto, le sanzioni avrebbero raggiunto circa i duemila settecento euro di importo.
E ad essere onesto, io non potevo di certo permetterti questo rischio e pertanto, grazie a mio fratello, riuscii a recarmi a lavoro senza alcun problema.
Ma ovviamente avevo intenzione di risolvere questo particolare problema: dovevo risolverlo prima che la situazione potesse peggiorare in maniera assai pesante.

La verifica del fermo amministrativo

Per prima cosa decisi effettivamente di verificare se il mio veicolo era stato per davvero inserito nella categoria del fermo amministrativo.
Nella mia mente vi erano parecchi dubbi e non riuscivo a capire quale fosse il debito che si era acceso e che mi aveva fatto ritrovare in questa particolare situazione.
Così, sempre accompagnato dal mio fido fratello, decisi di recarmi presso il PRA della mia città: in questo modo avrei avuto la concreta possibilità di scoprire la verità su questo mio particolare problema.
Attesi con impazienza il mio turno e finalmente potei parlare con un addetto, che si dimostro molto professionale: gli spiegai nel dettaglio la situazione e lui mi aiutò a capire se il fermo amministrativo della mia auto era per davvero attivo oppure se si trattava di uno scherzo di cattivo gusto ben architettato da qualche mio conoscenze.
Con immenso stupore non si trattava di una brutta presa in giro, ma di una realtà vera e propria: il fermo amministrativo era attivo da circa tre giorni e questo mi fece ricordare anche la natura del mio debito.
L’addetto mi spiegò poi che potevo anche collegarmi al sito ACI e nelle sezioni Visure per verificare le informazioni che egli aveva reperito.
Dopo aver ringraziato l’addetto, ed aver pagato il servizio 2,84 euro, decisi di passare alla fase successiva, ovvero effettuare l’estinzione del debito in maniera tale che il fermo amministrativo sulla mia auto potesse essere completamente rimosse ed io potessi adoperare il mio veicolo senza alcun tipo di problema e soprattutto senza andare incontro a sanzioni che sono salate.

Il pagamento a rate del mio debito

Mi recai, dopo due giorni di ricerche di una soluzione adeguata, presso l’Agenzia delle Entrate della mia città per effettuare il pagamento del mio debito.
Fortunatamente avevo una somma di denaro messa da parte per far fronte a delle emergenze: il mio libretto postale mi tornò parecchio utile in quel frangente, visto che inizialmente ero molto scettico sull’investire in questo metodo di risparmio del denaro.
Ma questa è una storia differente: una volta presso l’agenzia mi venne proposto anche un pagamento a rate.
L’addetta mi illustrò diversi piani di ammortamento del mio debito, tra i quali spiccava quello composto da circa centoventi rate.
Io rimasi quasi stupito: per pagare un debito così basso non mi sembrava assolutamente idoneo sfruttare questa soluzione ed anche la stessa impiegata mi spiegò che questo genere di soluzione era ideale per tutti coloro che avevano un debito di importo superiore al mio.
Pertanto optai per una soluzione semplice, immediata: ero intenzionato ad effettuare il pagamento dell’intera somma di denaro in un’unica soluzione.
Volevo evitare di dover attendere troppo tempo per poter utilizzare nuovamente il mio mezzo di trasporto, in quanto non potevo sempre poggiarmi su mio fratello, seppur entrambi lavoriamo per la stessa impresa.
Pertanto decisi di risolvere questa problematica in maniera rapida, immediata, senza ulteriori perdite di tempo, in modo tale da evitare che questa situazione potesse essere trascinata troppo avanti nel tempo, modificando ulteriormente la mia vita in maniera non proprio positiva.
Così compilai il modulo per effettuare il pagamento del mio debito sfruttando il denaro ed effettuando un bonifico bancario.
In questo modo avevo saldato il mio debito ma, per essere sicuro del fatto di poter utilizzare nuovamente il mio veicolo, dovevo affrontare un’ulteriore procedura e soprattutto sostenere il pagamento di un’altra somma di denaro per procedere alla cancellazione.

Quaranta giorni dopo il debito

Per quaranta giorni, dopo l’invio della mia cartella esattoriale a Equitalia con tanto di documento che certificava il pagamento del mio debito, attesi con impazienza una comunicazione da parte dell’agenzia stessa ma questa sembra non essere destinata ad arrivare.
La mia attesa venne ripagata il giorno successivo: nella cassetta delle lettere trovai l’informazione che tanto stavo aspettando, ovvero la possibilità di chiudere definitivamente questo genere di problema, grazie alla revoca di fermo amministrativo dell’auto.
Non vedevo l’ora di porre fine a questa particolare problematica ma, prima, decisi di verificare se quei quaranta giorni erano motivati: effettivamente scoprii, grazie al web, che occorrono circa venti giorni prima che Equitalia invii alla sede locale delle Entrate la comunicazione di avvenuto pagamento.
Altri venti massimi devono trascorrere prima che la comunicazione relativa alla possibilità di poter revocare questo fermo: pertanto posso dire che con le tempistiche sono state perfette e precise, per mia fortuna.
Ora dovevo affrontare l’ultimo passaggio, ovvero recarmi presso il PRA per fare in modo che il fermo venisse completamente rimosso.
Mi recai presso il PRA ed ancora una volta l’addetto mi spiegò che avevo due soluzioni per poter effettivamente chiudere questa situazione: la prima consisteva nel presentare il certificato di proprietà del veicolo stesso mentre, la seconda soluzione, consisteva nello sfruttare il certificato NP-3.
Ovviamente decisi la soluzione meno costosa, ovvero quella del certificato di proprietà: pagai solo 29,24 euro più altri 20,92 per l’iscrizione nello stesso registro.
Posso dire che questa somma di denaro è stata elevata, ma meglio di dover pagare solo 43,86 sfruttando l’altro documento.

Questa è quindi la mia storia col fermo amministrativo, fatta di tantissimi passaggi e soprattutto di diversi costi che sono scaturiti dalla mia distrazione.
Ora posso però circolare tranquillamente col mio veicolo senza rischiare di dover effettuare un pagamento di una multa che supera i duemila euro e che rappresenta una vera e propria mazzata per le economie anche di chi ha un buon redditto mensile.

Come difendersi in questo caso

L’agenzia delle riscossione, la vecchia Equitalia se vogliamo così chiamarla (perchè ci trovo dentro le stesse persone a lavorare), ha a disposizione tra le armi per riscuotere le somme dovute dall’erario anche il fermo amministrativo dell’autoveicolo intestato al soggetto debitore a cui è stata notificata la cartella esattoriale.
La prima conseguenza della notifica del fermo amministrativo riguarda l’impossibilità di utilizzare il mezzo e se poco poco voi lo dovete necessariamente utilizzare può portare ad imbarazzanti conseguenze lavorative nonché ad una contrazione eccessiva della propria attività. Un conto è essere lavoratori dipendenti ed un conto è svolgere attività professionale di lavoro autonomo . Pensate solo alle conseguenze per un agente o un rappresentante che potrebbe trovarsi  coprire il territorio con i mezzi pubblici. Impossibile.

Nel caso quindi in cui veicolo sia utilizzato nell’ambito dell’attività professionale di lavoro autonomo o come vedremo anche il legale rappresentante di una società a cui è intestato il mezzo è data la facoltà di sospendere il fermo amministrativo. Questo perchè in altro modo sarebbe difficoltoso intrattenere rapporti con la clientela o proseguire l’attività con tutte le conseguenze del caso sull’indotto generato dall’attività.

Non fa differenza inoltre se l’autovettura è in leasing

Giurisprudenza a sostegno

Per tale conclusione ci viene in soccorso la sentenza della  Commissione tributaria provinciale di Frosinone, con la del 26
ottobre 2016, n. 766 per cui viene disposto che l’autoveicolo, in quanto bene strumentale non può essere sottoposto a fermo amministrativo al pari di quanto avviene per il pignoramento dell’abitazione principale. Per la qualificazione di bene strumentale sappiamo esserci un principio a cui rifarsi che è quella della correlazione alla generazione dei ricavi aziendali.

Se volete approfondire potete in alternativa leggere l’articolo 164 del Tuir che riepiloga quali sono le casistiche di deduzione dei costi relativi agli automezzi e quindi quali sono i mezzi a disposizione.

Formalmente inoltre deve essere iscritto nel registro dei beni ammortizzabili.

Se avete dei dubbi o altre esperienze da riportare che risente possa essere di aiuto per altri a finire chiarimenti utili per la gestione del fermo potete scrivere all’indirizzo di posta elettronica che trovate sul sito.

Esempio di fermo

In data 03.09.2018, a seguito controllo polizia stradale, sono venuto a conoscenza dell’esistenza di un fermo amministrativo sulla mia auto effettuato con atto del 2009.
Tale fermo è scaturito dal mancato pagamento delle seguenti cartelle esattoriali:

1.      tributo   731 T registro tasse conc. govern.     rif. anno 1997   cartella notificata anno 01.06.2000
2.      tributo 5011 T contravv. cod. della strada        rif. anno 1994   cartella notificata anno 09.04.2000
3.      tributo 5011 T contravv. cod. della strada        rif. anno 1999   cartella notificata anno 24.12.2001
4.      tributo   976 T registro tasse riscosse Molise  rif. anno 1997   cartella notificata anno 24.03.2003

Faccio presente che su mia richiesta all’Agenzia delle Entrate – Riscossione, mi è stato comunicato   (verbalmente) che non esiste la relata di notifica del preavviso di fermo amministrativo risalente al 2009.  A tal proposito ho inviato una PEC richiedendo una conferma scritta. A seguito del controllo della P.S. mi è stato fatto un verbale di oltre  € 700,00. Se posso presentare ricorso e a quale giudice, per poter ottenere l’annullamento sia del fermo amministrativo che del verbale della Polizia stradale?

In attesa di un Vs. corte e sollecito riscontro, ringrazio e porgo distinti saluti.

Si è possibile

http://www.tasse-fisco.com/accertamenti-e-cartelle-di-pagamento/fermo-auto-quando-scatta-come-funziona-cosa-fare/38485/

Altro discorso invece riguarda la possibilità che vi esproprino la casa in cui abitate. Per questo argomento potete leggere l’articolo dedicato alla confisca o pignoramento di casa: come difendersi

http://www.tasse-fisco.com/case/pignoramento-casa-ipoteca-esproprio-quando-come-impugnazione/23391/

 

 

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