Dalla legge nazionale di bilancio agli interventi mirati delle singole regioni: le possibilità di accedere a contributi, anche molto generosi, per andare a vivere in montagna, si stanno moltiplicando. E si tratta di una nuova spinta per il ripopolamento dei piccoli comuni di montagna. Un patrimonio enorme, di bellezza, di alta qualità della vita, di opportunità abitative e di lavoro, che però sprechiamo talvolta semplicemente per mancanza di iniziative.
CONTRIBUTI PER ANDARE A VIVERE IN MONTAGNA
Dal Piemonte alla Calabria, passando per un’attivissima Emilia-Romagna, sono tante le regioni dove sono previsti contributi a fondo perduti (e non prestiti da restituire) per chi decide di andare a vivere in montagna. In genere vengono privilegiate le giovani coppie e le famiglie a basso reddito, e anche chi sceglie luoghi per i quali esiste un obiettivo di ripopolamento.
EMILIA-ROMAGNA
In Emilia-Romagna il primo bando risale al 2020, e da allora è stato sempre confermato ogni anno. Con incentivi destinati a chi non ha più di 40 anni, ed è residente e lavora nella regione. Il contributo a fondo perduto può arrivare fino a 30 mila euro, e ovviamente ai fini del punteggio conta anche il reddito Isee.
PIEMONTE
Il ripopolamento in montagna, proposto attraverso gli incentivi dell’amministrazione regionale del Piemonte, riguarda ben 465 comuni delle Alpi di questa regione, dove sarà ricevere incentivi fino a 40mila euro per trasferirsi a vivere, e a lavorare, ad alta quota. Una scelta di vita, appunto, che non deve ridursi a una soluzione “contemplativa”, ma ha l’ambizione di rappresentare un’opportunità, grazie anche alla tecnologia che favorisce il lavoro a distanza, per ottenere in un colpo solo ciò che diventa sempre più complicato afferrare nelle aree urbane. Casa e lavoro. Le domande finanziate nel 2022 sono state 302, e hanno ricevuto un totale di contributi pari a 10 milioni di euro. La cosa interessante è che le richieste sono arrivate anche da altre regioni d’Italia, come la Sicilia, la Puglia, il Lazio, la Sardegna e l’Abruzzo.
LOMBARDIA
Per ripopolare i borghi di montagna, la regione Lombardia ha stanziato 260 milioni di euro. Si può accedere a un contributo a fondo perduto oppure a finanziamenti con tassi molto agevolati. Le opportunità sono concentrate nella zona delle Alpi lombarde.
TRENTINO ALTO-ADIGE
Anche in Trentino Alto-Adige si è scelta la strada del bonus annuale, 2.500 euro, assegnato a chi decide di andare a vivere nei borghi di montagna della regione, dove maggiormente si sono verificati fenomeni di spopolamento.
VENETO
Anche in veneto sono stati selezionati 465 comuni, dove chi decide di trasferirsi può ottenere contributi a fondo perduto fino a 40 mila euro. in gran parte si tratta di piccoli borghi ad alta quota.
TOSCANA
In Toscana, per ripopolare i piccoli comuni di montagna, si è optato per l’aiuto finanziario alle piccole imprese. Il sostegno parte da 10.000 euro e può arrivare fino a 25.000 euro, se vengono rispettati alcuni target di innovazione tecnologica e di sostenibilità ambientale. L’area degli interventi è l’Appennino tosco-emiliano.
ABRUZZO
La regione Abruzzo offre un contributo annuale, forfettario, di 2.500 euro a chi decide di trasferirsi a vivere, con la propria residenza, in uno dei 176 comuni montani della regione. Il bonus prevede però un vincolo: la casa dove si va a vivere non può essere affittata o venduta per i prossimi cinque anni dalla data di incasso del contributo.
CALABRIA
In Calabria ci sono 50 comuni ad un’altezza superiore ai 700 metri che possono accedere a finanziamenti statali per il ripopolamento della montagna. E la regione ha offerto fino a 28.000 euro alle persone interessate a trasferirsi in piccoli borghi in via di spopolamento.
COME VIVERE IN MONTAGNA
Innanzitutto non sono luoghi di abbandono, di solitudine e senza prospettive economiche. È vero semmai l’esatto contrario. Il Censis ha indagato a lungo sulla reale struttura sociale ed economica dell’Italia “borghigiana” e ha fatto diverse scoperte interessanti. Per esempio, nei borghi montani si produce il 16,3 per cento del pil nazionale, che non è proprio un valore vicino allo zero. Nei borghi l’8,3 per cento degli abitanti hanno una laurea, rispetto al 10,8 dei residenti nei comuni di pianura. Non è una distanza abissale. E nei borghi ci sono perfino più imprese, e quindi più lavoro, rispetto alla pianura: 86,7 ogni 1.000 abitanti rispetto a 84,7. Un dato molto sorprendente.
VANTAGGI DELLA VITA IN MONTAGNA
Ai dati del Censis, per valutare i vantaggi di un trasferimento in un borgo di montagna bisogna aggiungere altri fattori importanti. Il costo della vita è basso, mentre la qualità della vita è alta se non altissima. L’inquinamento inesistente e il consumo del suolo più che ragionevole: appena il 2,7 per cento rispetto al 9,7 per cento dei comuni non montani. La tecnologia ormai azzera la sindrome dell’isolamento e avvicina persone residenti a diverse latitudini. Inoltre, non è vero che i trasporti locali in Italia siano tutti scadenti. Ci sono diversi borghi che restano ben collegati e facilmente raggiungibili, dal centro cittadino più vicino, anche nel corso della stessa giornata.
Nei borghi, specie in montagna, si torna a respirare l’aria di comunità, la voglia di stare insieme, di non vivere da separati in casa. Risorse preziose per affrontare una fase così complicata della nostra vita di relazioni e di rapporti umani sempre più a rischio sfarinamento. Ovviamente tutto ciò diventa possibile se le politiche di ripopolamento dei borghi, che esistono in tutte le regioni italiane e non sono un’esclusiva né dell’Appennino emiliano-romagnolo né dell’area delle Dolomiti, ci siano ovunque e funzionino, e le persone inizino a considerare questa opportunità come una possibile scelta di vita.
COME CONTRIBUIRE AL RIPOPOLAMENTO DEI BORGHI:
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui