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Oltre un anno di attesa per rivedere la propria famiglia. Un’attesa diventata ancor più straziante quando, ad ottobre 2023, è riesplosa la guerra tra Israele e Palestina. Ieri, finalmente, il lieto epilogo, con l’abbraccio a sua moglie e ai suoi cinque figli, tutti tra i tre e i nove anni.
È, in breve, la storia di G., un giovane padre palestinese giunto oltre un anno fa a Bitonto, ospite del progetto Sai (Sistema accoglienza integrazione), gestito dalla cooperativa Auxilium per aiutare chi, come lui, è in fuga da guerra e miseria. G. era arrivato nella città degli ulivi il 7 febbraio 2023, dopo essere scappato dalle violenze e dalla precarietà di quella terra tanto santa tanto martoriata che, da decenni, non conosce la parola “pace”.
Qui ha frequentato corsi di italiano e ha iniziato a lavorare, perennemente accompagnato dal pensiero di quella famiglia a circa 3mila chilometri di distanza, intrappolata a Gaza, sotto il perenne pericolo delle bombe.
L’incontro
Finalmente, dopo una lunghissima attesa, il 20 marzo, le autorità israeliane hanno concesso, alla moglie e ai figli, il visto per lasciare il valico di Rafah e raggiungere l’Egitto. Oggi, dopo tanta paura, G. e la moglie sono finalmente tornati insieme e i loro bambini possono vivere la loro infanzia lontano dalla barbarie della guerra, dall’incubo delle bombe, dalla violenza e dalle strade inondate di sangue. Un momento toccante, reso possibile dagli sforzi congiunti del Comune di Bitonto e della cooperativa Auxilium, come spiega la responsabile Mariarosa Uccelli: «Allo scoppio della guerra, G. è stato supportato da tutta la nostra equipe multidisciplinare. Fondamentale la silenziosa collaborazione con il sindaco e l’assessora Silvia Altamura. Come prezioso è stato il contributo del mediatore Jalal e dell’interprete Andrea». Per la prima settimana, la famiglia sarà ospitata in una struttura temporanea. Successivamente andrà in una località scelta da Auxilium. «Credo che sia un bell’augurio per la Pasqua – è il commento del sindaco Francesco Paolo Ricci -. Abbiamo preso molto a cuore la sua storia, perchè il disperato grido d’aiuto di un padre non può essere ignorato. Dopo le nostre costanti interlocuzioni con l’ambasciata italiana in Egitto e il consolato italiano a Gerusalemme, i familiari di G. sono riusciti ad ottenere il visto per lasciare la loro terra natale. Ora sono tutti al sicuro: li ospiteremo a Bitonto e daremo loro la possibilità di iniziare una vita migliore. Una vita senza guerre, armi e soldati. Una vita in cui i figli di G. potranno giocare liberamente, senza dover vivere nascosti per timore delle bombe. Bitonto, anche in questo caso, dimostra di essere una comunità accogliente, solidale, vocata alla pace e pronta ad aiutare chi ne ha più bisogno. E, oggi, concedetemi di essere ancora più orgoglioso di rappresentare questa meravigliosa comunità».
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