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Una legge con uno spirito moderno ma conosciuta con un nome che fa rabbrividire: “salvasuicidi”. Eppure, in questo periodo di forte crisi peggiorata dalla pandemia da Covid, torna ad aprire qualche prospettiva per i debitori.
E’ la n. 3 del 2012 che si rivolge ai soggetti sovraindebitati (privati e piccoli imprenditori) che non hanno accesso alla legge sul fallimento e dunque nessuno strumento per essere “liberati” dai debiti a vita. Una legge che non è ancora molto conosciuta dai suoi destinatari.

Cos’è il sovraindebitamento

Intanto cosa si intende per sovraindebitamento: «E’ la situazione in cui si trova un soggetto che ha contratto debiti in misura superiore alla sua situazione patrimoniale e reddituale. Insomma, debiti che non è oggettivamente in grado di saldare» spiega il giudice Andrea Carena che, al Tribunale di Asti, si occupa di questo tipo di procedure.
Sono tre gli strumenti a disposizione di privati e piccoli imprenditori per uscire dal sovraindebitamento.

Piano del consumatore

Per i soli privati, è possibile presentare il cosiddetto “piano del consumatore”, dove per piano si intende un programma di rientro. «Consiste in una proposta di pagamento ai creditori – prosegue il giudice – in cui il debitore elabora in autonomia una soluzione di restituzione (parziale rispetto al debito originario) in base alle sue possibilità». Normalmente comporta un abbattimento fortissimo delle somme dovute e diventa operativo solo dopo l’omologa del giudice e al netto di eventuali opposizioni e ricorsi dei creditori. E’ lo strumento meno efficace perché normalmente prevede la restituzione di una minima parte del debito.
Debito che riguarda prevalentemente imposizioni fiscali (multe, tasse non pagate su casa o automobili che, nel tempo, si gonfiano per via di more ed interessi), debiti bancari (mutuo ipotecario non più sostenibile per intervenuta perdita o contrazione di reddito) e il diffusissimo credito al consumo (rate per l’acquisto di auto, moto, elettrodomestici, elettronica mobili, vacanze, tanto per citare i più diffusi).

Accordo di composizione

Il secondo strumento che la Legge 3 mette a disposizione per uscire dai debiti è l’accordo di composizione, accessibile sia a privati che ai piccoli imprenditori. «Si può indicativamente paragonare a quello che è il concordato nelle grandi aziende – semplifica il dottor Carena per una più piena comprensione – ovvero un piano di restituzione in percentuale per classe di creditori rispetto alla capacità patrimoniale del debitore. Non sarà mai in grado di tacitare tutti, ma può dare un po’ a ciascuno. In questo caso l’adesione è subordinata alla votazione dei creditori».

Liquidazione del patrimonio

E poi il terzo strumento, il più diffuso: la liquidazione del patrimonio. Anche in questo caso vi possono accedere sia privati che piccole imprese. Il sovraindebitato mette a disposizione tutto quello che possiede, compresi i redditi futuri che sopravvengono nel periodo di durata della liquidazione (futuri stipendi, future eventuali liquidazioni o eredità o vincite o donazioni). Ma non basta per vedersi riconoscere il cancellamento dei debiti al termine del periodo di liquidazione: «Sarà il giudice a valutare se il debitore è meritevole della cosiddetta “esdebitazione” oppure no, continuando dunque ad avere il debito residuo in carico».
Tutti e tre gli strumenti sono efficaci se il giudice che sovrintende ad ognuna di queste procedure ravvede l’onestà, la lealtà e la reale intenzione del sovraindebitato di fare il possibile per dare quel che può ed uscire dal tunnel dei debiti che condiziona la sua vita e quella dei suoi eredi.

Il primo passo comunque, è quello di rivolgersi ad un Organismo di Composizione della Crisi che provvederà ad individuare un “gestore della crisi”, un professionista da scegliere da elenchi speciali che, analizzata ogni singola situazione, “cucirà su misura” il percorso più adatto per uscire dal sovrindebitamento.

I numeri astigiani

Al Tribunale di Asti, nella sezione civile, in media sono circa una quarantina le richieste di nomina di un gestore della crisi e non tutte sfociano poi in una procedura di sovraindebitamento. Almeno metà si fermano prima perché non vengono ravvisate le condizioni per accedervi.
Di quelle invece ammesse, più della metà riguardano liquidazioni del patrimonio e qualche piano del consumatore. Pochissimi, invece, gli accordi di composizione (nell’ordine di due nel 2019, nessuno nel 2020 e di uno solo nel 2021) perché la proposta deve essere sottoposta al voto dei creditori con prospettive di successo molto basse.



 

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